Luigi
Geninazzi
("Avvenire",
1/5/’11)
Lo hanno definito in tanti modi:
Papa "Mediatico", "Atleta" di Dio, Pontefice
"Globe-Trotter", e altro ancora. Ci sembra di sapere ormai tutto di Giovanni
Paolo II. È stato
visto e raccontato migliaia di volte. Testimonianze e rievocazioni del suo
Pontificato, uno dei più lunghi della storia, e della sua vita, più
avventurosa di un romanzo, ci hanno accompagnato in questi giorni come una sorta
di viatico al Solenne Rito della Beatificazione.
Eppure manca qualcosa. O, per meglio dire, oggi succede qualcosa di più. Papa
Wojtyla viene proclamato Beato e noi siamo chiamati a guardarlo in modo diverso.
Affascinati non tanto da quel che ha fatto, ma dal perché l’ha fatto.
«Cercano di capirmi dal di fuori – disse una volta Giovanni Paolo II – ! Ma
io posso essere compreso solo dal di dentro!».
Oggi la sua Santità
non è più un segreto, è stata ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa.
Fin da giovane Karol
Wojtyla ha vissuto
un rapporto di straordinaria immediatezza con Dio. «Non è poi così difficile
essere Santi!», era solito dirgli Jan Tyranowski, il Sarto che insieme ai
vestiti cuciva nelle menti dei ragazzi di Wadowice,
alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, il filo delle cose Eterne. «Lascia
agire in me il Mistero, fallo agire nel mio corpo affranto dalla debolezza!»,
recita una Poesia scritta da un Wojtyla nel pieno delle sue forze. Già viveva
nello spirito quel che poi avrebbe sperimentato nella carne con la sofferenza e
la malattia. Chi lo ha conosciuto da vicino è sempre rimasto colpito da come
Giovanni Paolo II pregava, immerso totalmente in Dio. Per lui pregare era come
respirare, lo faceva con naturalezza anche mentre studiava, viaggiava o si
trovava in mezzo alla gente. «Hombre, yo soy un Mistico!», rispose prontamente
a chi, durante uno dei suoi primi Viaggi in America
Latina, gli fece i
complimenti per il suo perfetto Spagnolo. «L’ho imparato leggendo San
Giovanni della Croce
e Santa
Teresa d’Avila!»,
spiegò. Karol Wojtyla è stato un uomo che bruciava di un grande fuoco
interiore con cui ha incendiato il Mondo. Un contemplativo in azione, ecco il
suo capolavoro di Santità. Adesso che viene elevato all’onore degli Altari il
più grande errore sarebbe quello di considerarlo alla stregua di un
"Santino" edulcorato e buonista. No, la sua vita è stata una lotta!
Fin da ragazzo ha dovuto affrontare perdite famigliari e gravi privazioni, ha
sperimentato l’occupazione "Nazista" e la Dittatura
"Comunista", ha combattuto i Regimi totalitari dell’"Est",
ma anche il permissivismo dilagante all’"Ovest". È stato
sbeffeggiato dai potenti quando condannava le Guerre, è stato criticato e
osteggiato anche all’interno della Chiesa. Ha alzato la voce in tante
occasioni, si è arrabbiato perfino coi suoi amati connazionali che dopo la
caduta del "Comunismo" rincorrevano falsi modelli di libertà.
«Giovanni Paolo II si è mosso col desiderio d’aprire dappertutto delle vie d’accesso
a Cristo, rendendo percorribile a ogni uomo il varco verso la vita vera!», è
la sintesi efficace che ne ha tracciato Benedetto
XVI, legato a lui da
un affetto personale oltre che da una lunga consuetudine di lavoro. Non è un
caso che sia il primo Papa in mille anni a Beatificare il suo Predecessore. Lo
farà, significativamente, nel giorno in cui si festeggia la "Divina
Misericordia",
il messaggio con cui s’identifica il senso più profondo del Pontificato
di Giovanni Paolo II. «Io prego ogni giorno affinché la Misericordia di Dio
avvolga tutto il Mondo e lo salvi dalla disperazione!», disse una volta. È
dentro quest’abbraccio avvolgente che oggi ci sentiamo ancor più vicini al
Beato Karol Wojtyla!