Partito il "cammino" tracciata la
"rotta"
Mimmo
Muolo
("Avvenire", 4/9/’10)
Da quando Giovanni Paolo II
le ha volute, le "Giornate
Mondiali della Gioventù", al di là del comune nucleo essenziale,
hanno di volta in volta mostrato la loro peculiare fisionomia e lanciato ai giovani
uno specifico richiamo identificativo. Anche quella di Madrid,
in programma tra poco meno di un anno, non fa eccezione. E leggendo il "Messaggio"
pubblicato ieri da Benedetto XVI
in vista dell’appuntamento, non è difficile scorgerne i tratti salienti. Il
Testo del Papa è denso di riferimenti, insegnamenti, esortazioni. Ma ciò che
più colpisce è lo stile, quel mettersi allo stesso livello dei giovani, quel
raccontare e raccontarsi, quasi come un nonno con i propri nipoti. Fino a
confidare quei sogni che il giovane Joseph Ratzinger cullava, non volendo
perdersi «nella normalità della vita borghese».
Il primo tratto distintivo di questa nuova "Gmg" è dunque quello di
una rinnovata vicinanza tra la Chiesa e le nuove generazioni. Una vicinanza
fondata non solo sulla convinzione che i giovani sono il futuro della Chiesa
stessa, la sua capacità di rinnovamento, ma anche e soprattutto sulla
condivisione di esperienze e desideri che – nonostante il cambiamento dei
tempi e delle circostanze storiche – permangono sempre uguali nell’animo
umano. Benedetto XVI dimostra così, anche per averle vissute in prima persona,
di conoscere le grandi aspirazioni che albergano nel cuore dei giovani di tutte
le epoche. Anche della nostra. E tende loro una mano, mostrando l’ulteriore
direzione di un cammino che negli ultimi decenni ha prodotto grandi frutti, e
molti altri promette di farne maturare in futuro. Il secondo tratto distintivo
della "Gmg" di
Madrid sta proprio in questa ricerca della via giusta, della rotta sulla quale
realizzare le inclinazioni più nobili e profonde dei ragazzi del 2000. Il Papa
presenta due scenari contrastanti. Da un lato la cultura dominante, intessuta di
relativismo, caratterizzata dall’eclissi di Dio, generatrice di insicurezze e
smarrimento. Dall’altro le radici, la coscienza della propria identità, i
valori che sono alla base della società (come il senso della dignità della
persona, della solidarietà, del lavoro e della famiglia) e che in definitiva
provengono dal Vangelo.
Se è vero che i giovani amano il parlar chiaro e sentono una naturale
avversione per chi si perde in giri di parole, il "Messaggio" del
Pontefice non poteva essere più limpido. Come si fa, ragiona Benedetto XVI, a
desiderare grandi cose, a volere una vita non banale, ad essere attratti dalla
solidarietà, dall’amicizia, dalla pace, dal vero amore, se poi si cancella
dall’orizzonte l’Autore di tutto ciò?
Ecco dunque il terzo e forse più importante tratto identificativo della
"Gmg" di Madrid. Dopo Sydney
– "metropoli-simbolo" degli estremi confini della terra che
coincidono, secondo la parola di Gesù, con il limite dell’annuncio del
Vangelo – si ritorna nel cuore della vecchia Europa,
Cristiana fin dalla nascita. Anche se proprio nella Capitale
Iberica c’è chi ha innalzato la bandiera di uno stile di vita che
vorrebbe cancellare quelle radici, per conquistare un’apparente libertà
totale.
Il "Messaggio" del Pontefice svela ai giovani i meccanismi di questo
inganno e offre anche gli anticorpi per reagire alla grande malattia morale del
XXI Secolo. In tal modo il tema di questa nuova "Gmg" – «Radicati e
fondati in Cristo, saldi nella fede» – assume i contorni di un vero e proprio
cammino non solo spirituale, ma anche comunitario e sociale, sul quale avviarsi
come i Pellegrini che un tempo si dirigevano a Santiago
di Compostela, al fine di riscoprire la propria vocazione e il senso
stesso della vita. Il Testo Papale è solo il primo passo del viaggio. Madrid
sarà la meta. Ma la rotta è tracciata e ha già una sua precisa fisionomia.