Chiara Lubich
IL SÌ DELL'UOMO A DIO
città nuova editrice 1995
L'ADESIONE A DIO NELL'ANTICO E NEL NUOVO TESTAMENTO | LA VOLONTÀ DI DIO NELLA SPIRITUALITÀ DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI | IL SÌ A DIO NELLA CHIESA - I | IL SÌ A DIO NELLA CHIESA - II | |||
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LA VOLONTÀ DI DIO IN ALFONSO MARIA DE' LIGUORI DOTTORE DELLA CHIESA. |
PREMESSA
«Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra». La presenza di tale invocazione nella preghiera per eccellenza, il «Padre Nostro», e il fatto che il cristiano sia tenuto a pregare così: dice il valore supremo di questa «volontà», e come essa sia collegata col regno stesso di Dio, che avrà il suo compimento solo quando detta volontà sarà fatta anche in terra come in cielo.L'ADESIONE A DIO NELL'ANTICO E NEL NUOVO TESTAMENTO
Quest'anno vogliamo affrontare un punto della nostra
spiritualità non ancora approfondito: la volontà di Dio.
Cercheremo di vedere come ne parla la Bibbia; vorremmo
ricordare quanto è emerso a questo riguardo nella vita del Movimento dei
Focolari; consulteremo il pensiero di qualche Padre della Chiesa, di alcuni
santi, degli ultimi papi, del Concilio Vaticano II.
Pieni di interesse e - perché no? - di sana o santa
curiosità per un argomento così importante, consideriamo oggi alcuni passi
fondamentali dell' Antico e del Nuovo Testamento.
Che cosa sappiamo dai sacri libri sulla volontà , di Dio?
Il rapporto essenziale fra Dio e l'uomo
Per comprenderlo, è necessario rivedere un po' qual è il
rapporto fra Dio e l'uomo innanzitutto nell' Antico Testamento.
Rapporto esistenziale
Ora, se la caratteristica essenziale dell'uomo sta nella sua
relazione con Dio sul piano dell' essere (se l'uomo è uomo perché è immagine di
Dio), per realizzarsi pienamente egli deve vivere, sviluppare tale rapporto
anche sul piano dell'esistere; poiché è stato creato in
rapporto con Dio, deve pure realizzarsi nel rapporto con Dio.
Più il rapporto con Dio, essenziale alla natura dell'uomo, si
approfondisce, viene vissuto e si arricchisce, più l'uomo stesso si realizza, più
egli è felice. Aderendo a ciò che Dio vuole da
lui, aderendo al disegno di Dio su di lui, conformando la sua
volontà a quella di Dio, l'uomo si realizza pienamente come uomo.
L'uomo di Dio
Dio infatti non esaurisce l'attenzione che ha
verso l'uomo creandolo; Egli continua a seguire l'uomo. Possiamo costatare questo nell'Antico Testamento dove si pone la domanda: «Che cosa è l'uomo?». Dice il salmo: «... Che cosa è l'uomo che te ne ricordi, il figlio dell'uomo che te ne curi [nel senso di: che tu lo visiti]?» (3) .Il «no» dell'uomo
E qual è il rapporto dell'uomo con Dio?
Il «sì» di Dio all'uomo, quando lo ha creato, è stato un «sì»
definitivo, che non è venuto meno neanche col «no» dell'uomo.
La Genesi mostra come Dio voglia bene all'uomo, come lo
circondi della sua benevolenza, lo metta in un giardino di delizie (gli dia gli
animali...). Anche il comando di non mangiare «dell' albero della conoscenza del
bene e del male» può essere visto in questa serie di benefici. Infatti Dio lo
mette in guardia dicendogli: «perché quando tu ne mangiassi, certamente
moriresti» (5).
Ma l'uomo trasgredisce il comando di
Dio. Invece che conformarsi al suo volere, di accettare il suo essere creatura,
vuole affermare se stesso, diventare come Dio prescindendo da Dio, anzi contro
di Lui. Tenta di passare oltre il suo limite, aspira a possedere prerogative che
competono a Dio solo.
Creato in modo da essere in rapporto con Dio,
Giudizio e misericordia di Dio
Naturalmente, la reazione di Dio al peccato non può essere
che un giudizio di condanna, perché il peccato è cosa grave. Però Dio non
abbandona l'uomo. Lo punisce, ma lo risparmia e lo sostiene. Egli caccia l'uomo
e la donna dal giardino, ma lascia loro la vita; caccia Caino dalla terra
fertile, ma con in fronte un segno di protezione; manda il diluvio, ma salva una
famiglia capostipite di una nuova umanità a cui è promessa la stabilità dell'
ordine naturale.
La grazia di Dio supera dunque il giudizio.
Poi Dio sceglie Abramo e con lui finalmente l'uomo dice il
suo «sì» a Dio.
«Il Signore disse ad Abram: "Vattene dal tuo paese, dalla tua
patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te
un grande popolo e ti benedirò..."» (6).
E Abramo obbedisce: «Allora Abram partì, come
gli aveva ordinato il Signore...» (7).
In Abramo, Dio non sceglie solo il popolo d'Israele, ma in
lui egli vede tutti i popoli: «in te si diranno benedette tutte le famiglie
della terra» (8).
Il disegno di Dio sull'umanità
Con l'adesione dell'uomo alla chiamata di Dio, inizia una
rivoluzione. L'uomo è guidato da Dio. Non cammina più secondo i suoi pensieri,
ma secondo il piano di Dio e così si snoda il disegno di Dio sull'uomo,
sull'umanità.
Abramo, infatti, accettando, deve seguire gli ordini di Dio,
il quale dà inizio ad un'avventura che non gli lascia tregua e lo chiama
continuamente a mète nuove e sempre più alte.
La Genesi presenta Abramo nella sua grandezza e anche nella
sua debolezza, ma, nonostante i suoi limiti, il suo «sì» dà a Dio la
possibilità di
compiere i suoi disegni.
Questa esperienza permette ad Abramo e quindi all'uomo
di incamminarsi su una via di ascesa religiosa, morale, spirituale, sociale
sempre più nobile. Seguendo Dio, Abramo ha un futuro impensato. Dio glielo
garantisce con la sua fedeltà.
Quindi l'entrata di Dio nella vita di Abramo è come un nuovo
inizio della storia dell'uomo che proietta tutta la storia verso un fine:
l'avvento definitivo del Regno d! Dio mediante Gesù.
Il decalogo
Ma, poiché il Dio d'Israele è un Dio eminentemente personale
- che tale' si manifesta nel suo nome «lo sono colui che sono!» (9) e nel suo
volere di alleanza con l'uomo in tutto l'Antico Testamento -, Egli si rivolge al
popolo d'Israele e ad ogni uomo esigendo una risposta pure personale.
Così, Dio rivela a Mosè sul monte Sinai la propria volontà
nel decalogo. Dio, che si presenta come Colui che per primo ha fatto la sua
parte salvando Israele dalla schiavitù dell'Egitto, ora chiede l'osservanza
della Legge come risposta dell'uomo alla sua opera. Questa rivelazione è
per Israele la conferma della sua elezione a popolo di Dio e
viene da esso celebrata come un grandissimo evento.
Nella prima parte del decalogo sono esposte le «leggi» più
importanti per la comunità d'Israele, quelle che riguardano il suo rapporto con
Dio.
Nella seconda parte, vi è un riassunto dei diritti-doveri
fondamentali dell'uomo: il diritto alla vita, alla famiglia, ecc.
Per l'esistenza quindi del popolo
d'Israele, come comunità, sono essenziali due dimensioni: quella
«verticale»: il suo rapporto con JHWH, suo Dio, e quella «orizzontale»: il
rapporto con l'uomo, che prende nuovo valore perché, essendo comandamento di
Dio, è messo in relazione con Dio. Il decalogo perciò, in pratica, veglia, anche
se in modo molto elementare, sull' essere- uomo dell'uomo.
Conformarsi «all'immagine del Figlio suo»
Passiamo al Nuovo Testamento.
Abbiamo visto che, se Dio ha creato l'uomo a sua «immagine e
somiglianza», vivere secondo l'immagine e la somiglianza di Dio è per l'uomo il
suo dover essere, ciò che lo realizza pienamente.
Nel Nuovo Testamento, poiché Dio ha mandato il Figlio in
Gesù, che è Dio sì, ma fatto uomo, conformarsi a Dio, all'immagine di Dio, è per
l'uomo conformarsi a Gesù o, come dirà Paolo, «essere conformi all'immagine del
Figlio suo» (10). L'uomo si realizza nel Figlio come figlio del Padre, fino alla
perfetta somiglianza con Dio nella gloria.
Far la volontà di Dio realizza l'uomo
Da quanto si è detto fin qui si comprende che compiere la
volontà di Dio libera l'uomo, lo fa essere sempre più se stesso. Compiere la
volontà di Dio, cioè obbedire a Dio, aderire alla sua volontà aiuta lo sviluppo
dell'uomo, sbriglia la sua creatività, fa scaturire la sua identità personale.
Fare la volontà di Dio non è, quindi, una sovrastruttura
artificiale e tanto meno un'alienazione; non è rassegnarsi ad una sorte più o
meno buona; non è neppure subire una fatalità, quasi si pensasse: così è
stabilito, così ,deve essere, è inevitabile.
Fare la volontà di Dio è tutta un'altra cosa: è quanto di
meglio si possa pensare per l'uomo. L'uomo è stato creato per questo.
Facendo la volontà di Dio l'uomo coopera a far emergere il
disegno che Dio ha su di lui e il grande disegno di Dio - disegno di salvezza, di
glorificazione -
sull'umanità.
Gesù manifesta tutta la volontà di Dio
I comandamenti dell' Antico Testamento esprimono la volontà
di Dio sull'uomo. Sono espressione dell' amore di Dio verso di lui: Dio li ha
dati perché ama l'uomo, per il suo bene.
Essi però non esprimono tutta la volontà di Dio. Questa è più
complessa, molteplice, supera immensamente la lettera della Legge intesa anche
nel senso più ampio.
Nella pienezza dei tempi Gesù è venuto a manifestare tutta
la volontà di Dio. E l'ha manifestata in modo pieno, sia con il suo
insegnamento che con la sua vita. Il suo comportamento - particolarmente la sua
donazione sulla croce, dove si vede cosa significa l'amore da Lui insegnato - è
divenuto la norma e il criterio del comportamento del cristiano: una norma che
non può essere completamente codificata perché è vita, è amore.
Per il cristiano, fare la volontà di Dio significa «vivere
come Gesù», cioè vivere quel rapporto d'amore di figlio col Padre che si attua
nel fare la volontà sua.
Gesù è venuto per compiere la Legge
Il popolo giudaico, in modo particolare dopo l'esilio, per
essere il più possibile come Dio lo voleva, pensava di dover conoscere ed
osservare alla lettera tutti i precetti e i divieti della Legge. Non di rado,
però, quest'osservanza era talmente scrupolosa da far dimenticare il fondamento
della Legge stessa, cioè il rapporto di amore che l'uomo deve vivere con Dio.
Gesù, come i profeti, insorge contro questa deformazione.
Egli non vuole annullare la Scrittura perché anche per Lui
essa è tutta parola di Dio, però dice che è venuto a «compierla» (11).
Cerca di far capire, anche col suo modo di comportarsi, come
andavano intesi alcuni precetti della Legge antica. Così, per esempio, Egli
opera guarigioni di sabato - e sembra violare il precetto - per spiegare che:
«Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato» (12). Gesù
vuol
dire che l'uomo non deve tormentarsi con mille cavilli per l'osservanza del
sabato, perché Dio ha dato l'obbligo del sabato per amore dell'uomo. E mette al
giusto posto il riposo festivo.
Riguardo alla «tradizione degli antichi», ad alcuni farisei
e scribi, che gli domandano perché i suoi discepoli non l'osservano, Gesù
ricorda che loro hanno subordinato la volontà di Dio alla propria
tradizione e rimette in primo piano il comandamento di Dio: «Onora il padre e la
madre» (13). Essi infatti asserivano che chi offriva a Dio il denaro col quale
avrebbe dovuto aiutare i genitori, non era più tenuto a soccorrerli
(14).
Gesù dunque si comporta come chi sa di conoscere
direttamente, autenticamente la volontà di Dio espressa nella Legge. E mostra,
in tal modo, di essere il vero interprete della Legge.
Manifesta poi con chiarezza questa interpretazione
nel discorso della montagna (15).
Richiamati alcuni comandamenti e usanze, va alla radice e dà ad essi
quella forma nuova e quella pienezza verso cui era avviata la stessa Legge.
Non basta non uccidere, si deve evitare l'ira contro i
fratelli; non si può commettere adulterio, ma neppure desiderare la donna
d'altri. Non solo non si deve spergiurare, bisogna non giurare affatto. Non
«occhio per occhio e dente per dente», ma «se uno ti percuote la guancia destra,
tu porgigli anche l'altra» (16). Non «amerai il prossimo tuo ed odierai il tuo
nemico», bensì «amate i vostri nemici e pregate per i vostri
persecutori» (17).
Gesù vuole ottenere che l'osservanza dei comandamenti di Dio
non sia ridotta ad atti solo esteriori, ma che sia il cuore dell'uomo a cambiare. «Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui,
possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo» (18):
essenziale è dunque il rapporto personale dell'uomo con Dio. E questo è
confermato da quanto Gesù dice a proposito degli atti di culto e di carità:
devono esser fatti non «per essere lodati dagli uomini», ma come espressione
d'amore verso Dio (19).
Quindi la volontà di Dio presentata all'uomo da Gesù non
annulla la Legge. Egli rivela un contenuto più profondo e più ampio della Legge.
Gesù prende il posto della Legge
Ma ecco che nella pienezza dei tempi la Legge non basta più
ad esprimere tutta la volontà di Dio.
E qual è allora la volontà di Dio manifestata da Gesù?
Annunciando che il Regno di Dio è vicino, Gesù avverte che bisogna convertirsi
per entrare in esso. «Convertirsi» significa lasciar tutto, vendere tutto per
possedere Dio, per entrare nel Regno di Dio. E qui, può essere utile ricordare
le parabole del tesoro nascosto e della perla preziosa per acquistare i quali
l'uomo
Gesù è l'Ideale da seguire
Per i cristiani, Gesù è l'Ideale da seguire.
E seguire Gesù vuol dire compiere la volontà del Padre in
modo perfetto, come l'ha compiuta Lui. Lui che l'ha sintetizzata nell'
attuazione del comandamento: «Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli
altri...» (23).
Questa volontà di Dio dei tempi nuovi Gesù non l'ha solo
annunciata: l'ha vissuta fino in fondo. Questo amore totale a Dio e agli uomini,
che Egli richiede agli altri, lo ha vissuto Lui prima di tutti. Il suo
comportamento, il suo far la volontà di Dio, è stato dare la vita per gli altri.
«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (24), è la Legge nuova
nella quale dobbiamo camminare tutti noi.
Realizzazione dell'uomo: la sua divinizzazione
Inoltre, Gesù non ci domanda solo d'imitarlo nel compiere la
volontà del Padre: ci propone di più, molto di più.
Avendo infuso in noi l'amore, per mezzo dello
Spirito Santo (25), Egli può
introdurci nel suo stesso rapporto col Padre - come dice nel suo
testamento -, nei rapporti stessi della Trinità; e desidera che questa realtà si
comunichi ai rapporti tra gli uomini. È la realizzazione massima dell'uomo,
dell'umanità, la sua «divinizzazione». Dio si è fatto uomo per fare l'uomo Dio,
come dicono i Padri.
Per la Chiesa primitiva Gesù è la Legge
Possiamo dire che le parole dette da Gesù sono state comprese
più profondamente dalla Chiesa primitiva dopo la sua morte e Risurrezione anche
perché spiegate dalla sua vita.
Per questa Chiesa, per Paolo in particolare, la vita nuova
del cristiano ha, come punto di riferimento, Cristo: Lui è l'incarnazione di ciò che è la volontà
di Dio per il credente. Scrive l'Apostolo: «Accoglietevi gli uni gli altri
come Cristo accolse voi» (26); «Camminate nella carità, nel modo che anche
Cristo vi ha amato e dato se stesso per noi» (27); «Abbiate in voi gli
stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (28).
Sinteticamente Paolo parla di «legge di Cristo» (29), cioè di
Cristo come legge del cristiano.
La Legge è posta da Dio nel cuore dell'uomo
Nell'osservanza della Legge vi erano alcuni pericoli:
quello di sentire i comandamenti come costrizione esteriore, con la conseguenza
di stabilire un rapporto servile verso Dio e «legale»con la sua parola; e il
pericolo di rafforzare la fiducia in se stessi e l'orgoglio per la propria
capacità di osservare i comandamenti della Legge.
Nella nuova vita, la parola di Gesù non potrà essere sentita
come volontà imposta, non causerà un rapporto servile verso Dio, né sarà
un'occasione
per vantarsi: Dio stesso, mediante lo Spirito, ha messo nel cuore dell'uomo
l'amore, che è il «pieno compimento della legge» (30). In questo modo, ciò che Dio
vuole diventa ciò che ognuno vuole nel più profondo del cuore.
Ricercare la volontà di Dio
Comunque, l'unica volontà di Dio che il cristiano sa di dover
fare è amare. Come amare poi, nelle circostanze concrete della vita, è lui che
lo deve scoprire. Deve dunque saper cercare e discernere la volontà di Dio. A
tale proposito, l'Apostolo raccomanda: «Non conformatevi alla volontà di questo
secolo, ma trasformatevi..., per poter discernere la volontà di Dio» (31).
Essa si scopre momento per momento con l'ascolto e la
docilità alla voce dello Spirito dentro di noi: «Camminate secondo [cioè sotto
l'impulso del]lo Spirito», scrive ancora l'Apostolo
(32).
Perciò è necessario affinare la sensibilità soprannaturale,
l'istinto evangelico che lo Spirito ci ha dato e che si sviluppa solo
esercitandolo.
Per ottenere questa sensibilità alla voce dello Spirito,
Paolo ritiene necessarie ancora due cose. La prima è l'inserimento e il
progresso nella vita di reciproco amore di una comunità: «Prego [Dio] che la
vostra carità [= amore cristiano vissuto nella comunità] si arricchisca sempre
più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere
sempre il meglio» (33).
La seconda è la preghiera, perché la conoscenza della volontà
di Dio è anche un dono: «Non cessiamo di pregare per voi e di chiedere che abbiate una
piena conoscenza della sua volontà...»
(34).
I comandamenti e la volontà di Dio
A questo punto verrebbe da chiederei: dato che il cristiano
porta la legge dello Spirito nel suo cuore, che funzione hanno i comandamenti, le
regole di condotta per il compimento, da parte nostra, della volontà di Dio?
Non si può certo dire che queste norme siano inutili, perché
la legge del credente è l'amore e l'amore è difficile da codificare. Sappiamo
come è facile confondere le proprie opinioni, i propri desideri con la voce
dello Spirito in noi, come è facile perciò cadere nell' arbitrario e nel
soggettivo.
L'amore, data la nostra condizione umana e terrena, ha
bisogno di essere spiegato e guidato da norme oggettive, che gli diano un volto
concreto e siano punti di riferimento sicuri.
I comandamenti diventano così un aiuto ad amare Dio e gli
uomini. E il credente, convinto di questo, cercherà di capire il perché di ogni
norma, il motivo che sta all' origine di essa, per conformarsi all'intenzione di
chi l'ha formulata. La Legge scritta diventa un mezzo prezioso
[1] Gn 1, 26.
[2] C. Westermann, «Genesis», 1 Teilband Genesis 1-11, in «Biblischer
Kommentar Altes Testament», I, pp. 217-218.
[3] Sal 8, 5.
[4] Sal 144, 3-5.
[5] Gn 2, 17. Cf. anche 2,15-16.
[6] Gn 12, 1-2.
[7] Gn 12,4.
[8] Gn 12,3.
[9] Es 3, 14.
[10] Rm 8, 29.
[11] Cf. Mt 5,17.
[12] Mc 2,27.
[13] Es 20, 12.
[14] Cf. Mt 15, 1-9.
[15] Cf.Mt 5,21-48.
[16] Mt 5,38.39.
[17] Mt 5,43.44.
[18] Mc. 7,15.
[19] Cf. Mt 6, 1-17.
[20] Cf. Mt 13,44-46.
[21] Cf. Mt 19,29; Lc 14, 26.
[22] Lc 9,60.
[23] Gv 13,34; 15, 12.
[24] Gv 15, 13.
[25] Cf. Rm 5, 5.
[26] Rm 15,7.
[27] Ef 5,2.
[28] Fil 2,5.
[29] Gal 6, 2.
[30] Rm 13, 10.
[31] Rm 12,2.
[32] Ga15,16.
[33] Fil 1,9-10.
[34] Col 1,9.