HONG KONG a cura di P. Stefano Andreotti "Interroga
le generazioni passate, e rifletti sull'esperienza dei padri. (Giobbe 8: 8-10) |
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1861 - P. Paolo Reina |
1868 - P. Gaetano Favini |
1877 - P.
Domenico Davanzo 1878 - P. Borgazzi Ignazio 1889 - P. Sasso Luigi 1892 - P. Burghignoli Giuseppe 1894 - Mons. Raimondi Timoleone |
- 4 - | - 5 - | - 6 - |
1901 - Mons. Scurati Giacomo |
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1925 - P. Zamponi Giuseppe |
- 7 - | - 8 - | - 9 - |
1950 - P. Spada
Giovanni Michele 1951 - Mons. Valtorta Enrico 1953 - P. Maglioni Raffaele 1956 - P. Frare Domenico Andrea 1957 - P. Grampa Angelo 1959 - P. Page Daniele 1960 - P. Zilioli Giacomo 1962 - P. De Maestri Francesco - P. Feroldi Alfredo 1963 - P. Bacchin Angelo 1965 - P. Riganti Antonio 1967 - P. Alessio Giusepe |
1968 - P.
Tragella Giovanni Battista - P. Pilenga Baldassare 1969 - Fr. Radice Adolfo 1972 - P. Della Nina Raffaele - P. Liberatore Ottavio 1973 - P. Bonaudo Lorenzo - P. Bonaldo Pietro - P. Poletti Ambrogio 1974 - P. Fraccaro Valeriano 1976 - P. Granelli Andrea - P. Galbiati Umberto |
1977 - P.
Tapella Enea 1978 - P. Cornetti Alessandro 1979 - P. Orlando Carmelo 1980 - P. Speziali Cirillo - P. Brookes Riccardo - P. Strizoli Giuseppe 1981 - P. Bruzzone Edmondo - P. Parodi Mario 1982 - Fr. Brambilla Luigino 1983 - Mons. Bianchi Lorenzo - P. Cantore Michele 1984 - Fr. Polo Vittorio |
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1988 - P. Beretta Enrico - Fr. Colleoni Mario - P. Cozzo lino Domenico - P. De Angelis Orazio 1989 - P. Maringelli Domenico - P. D'Ayala Valva Diego 1990 - P. Ricciardi Francesco - P. Viganò Giovanni 1991 - P. Bolis Luigi - P. Carrà Giuseppe 1993 - P. Tettamanzi Ferruccio |
1994 - P. Calzini Ovidio - P. Ramacciotti Adolfo 1995 - P. Santinon Narciso - P. Numeroso Luciano 1996 - Fr. Polli Enrico 1997 - P. Gambaro Luigi - P. Pittavino Giovanni 1998 - P. Boerio Antimo - P. Girardi Giacomo - P. Pisani Osva1do - P. Bazzo Domenico |
2000 - P. Aletta Luciano 2002 - P. Barbieri Amedeo 2003 - P. Einaudi Secondo - P. Lerda Francesco 2004 - P. Famiglietti Giuseppe - P. Caruso Giorgio - P. Crotti Amelio 2006 - P. Lambertoni Adelio - P. Maestrini Nicola 2007 - Fr.Causa Andrea - P. Mencarini Lido |
1916
P. ANDREOLETTI CELESTINO (1887-1916)
"P. Celestino Andreoletti, delle Missioni Estere di Milano, Missionario ad Hong Kong" (P. G. Zamponi, dalle Missioni Cattoliche, 1916, p. 326)
"La mattina del 3 corrente abbiamo ricevuto da Mons.
Pozzoni, Vic. Ap. di Hong-Kong, un' infausta e dolorosa notizia, Il P.
Andreoletti, morto di tifo. Se il triste annunzio ha gettato noi nella
costernazione, quanto maggiore non sarà il lutto ed il dolore della Missione
avendo perduto un giovane Apostolo, pieno di ardore e zelo per la salute delle
anime e promettente un avvenire di buone e sante opere. Adoriamo anche qui gli
imperscrutabili giudizi di Dio e rassegnati diciamo il nostro Fiat.
Nacque egli a Vertova (Bergamo) il 21 marzo 1887. D'ingegno
svegliato e di carattere vivo ed ardente, entrò giovanissimo nel Seminario
Diocesano, ove si distinse per la sua pietà, ingegno, e spirito di ordine.
Finito appena il corso filosofico, a 19 anni, chiese ed ottenne d'entrare nel
nostro Seminario, ove attese le ottime referenze, fu subito accettato, il 22
dicembre 1906. Nei 4 anni che egli fu tra noi attese oltre allo studio della
Teologia, a formare anche il suo spirito a soda virtù. per rendersi buon
operaio nella vigna del Signore.
Nel giugno del 1910 fu destinato per la Missione di Hong-Kong
ed il 26 settembre successivo pieno di entusiasmo partiva per il nuovo campo
assegnatogli dalla Provvidenza approdando in Hong-Kong il29 Ottobre del medesimo
anno.
Quindi appena giunto si diè con tutto impegno ed ardore allo
studio della lingua Cinese nel dialetto degli Hakkà e a questo fine, per
addestrarsi quanto prima in così difficile idioma, non istava mai fermo in un
medesimo luogo esercitandosi a favellare con tutti i cristiani delle diverse
Cristianità utilizzando così il tempo, visitando cioè luoghi, prendendo
pratica di essi e dei diversi costumi, amministrando Sacramenti, e facendosi
sempre più famigliare il difficile dialetto. Dopo un anno di tale preparazione,
Mons. Vescovo credette bene affidare alle Sue cure un piccolo Distretto, che per
mancanza di titolare era stato un poco abbandonato. Anche qui rimase per poco
tempo, un anno circa, ma subito diè a conoscere il suo gran zelo, e la sua
straordinaria attività. Egli si faceva tutto a tutti, si sacrificava per tutti.
Oltre alla cura che aveva per i catecumeni. egli andava in cerca dei cristiani
più freddi e più deboli, e quante cure non si prendeva per loro. Quante
sollecitudini, usando mille industrie, per ravvivare in loro lo spirito di fede
e per averli ottimi e ferventi Cristiani!
Ma dove più spiccò il suo zelo, la sua attività fu nel
vastissimo Distretto del Wai Yeung (antico Kwai-shin) dove per volontà dei suoi
Superiori fu mandato a metà anno del 1913, in quel medesimo dove sotto la
direzione di un provetto Missionario aveva fatto il suo anno di tirocinio. I
Cristiani che già lo conoscevano lo accolsero con giubilo grande, sicuri di
avere più che un Padre un amico, ed egli non venne meno alle speranze fatte su
lui e fedelmente vi corrispose. Li conosceva tutti personalmente i suoi figli, e
di tutti si interessava anche dei loro personali interessi. Il suo zelo per la
salute delle anime era indefesso. Era sempre lì a stimolarli alla pratica del
bene, ed all'osservanza dei Comandamenti di Dio.
Di soda pietà e tenerissimo verso la SS. Eucarestia fece
molto per inculcarne la divozione e la frequenza verso si gran Sacramento. Curò
ed accrebbe scuole e catechisti. In Ap-ciai-pu, una regione del suo vasto
distretto, ebbe la consolazione di accogliere molti nuovi Cristiani, un buon
numero dei quali poté battezzare nell'occasione dell'apertura della nuova
Chiesa da lui pure, edificata in onore di S. Francesco Saverio. Volle presente
anche Mons. Vescovo ed alcuni RR. Padri in tal circostanza, i quali rimasero
edificati del suo zelo. Il nostro buon Padre vi riedificò anche un altra Chiesa
antica e cadente in Pak-Iai-tong e curò l'apertura di altri nuovi oratori in
maniera da far meravigliare come nella sua povertà potesse curare tante cose.
La sua attività poi non venne meno nell'evangelizzare gli
infedeli. Usava ogni industria pur di intromettersi e farsi conoscere come
Missionario e quindi capo e Maestro della Vera Religione. Per attirarli a sé si
addossava tutti i loro fastidi e questioni, e nulla risparmiava per difenderli
presso le autorità dai soprusi e noie ai quali erano soggetti. Non fa dunque
meraviglia se i Cinesi, vedendo tanta carità ed attività, lo amavano come un
Padre, e tutti correvano a Lui. Da questo il numero non indifferente dei
Cattolici e catecumeni del suo Distretto... Non potendo più arrivare in tanti
luoghi così lontani fra loro, aveva chiesto con insistenza un Confratello in
aiuto e l'aveva ottenuto il Novembre dello scorso anno.
Dopo tante speranze di un più bello avvenire, dopo sì brevi
giorni di fruttuoso lavoro ecco che il Signore ce lo toglie, lo toglie alla
fiorente missione di Hong-Kong già tanto provata in questi ultimi anni colla
morte di tre altri giovani missionari! Ci sorride però la speranza di averlo
protettore in Cielo!"
++++
Pubblicheremo i particolari della sua dipartita tosto che ci
giungeranno da Hong-Kong. Intanto invitiamo tutti i lettori ad unirsi con noi
nei suffragi per il riposo eterno di questo instancabile Operaio evangelico del
quale si può ben dire che consummatus in brevi, explevit tempora multa.
Il P. Andreoletti è la quarta vittima della spedizione di
Missionari del 1910!
*****************
1919
P. GABARDI PIETRO
(1866-1919)Necrologio
(dalle Missioni Cattoliche, 1919, p. 377)Nella Casa di salute di Solbiate Comasco, amorosamente
assistito dai Confratelli e dai Parenti, SI spegneva il dì 5 dicembre, poco
dopo la mezzanotte, il P. Pietro Gabardi.
Nato a Busto Arsizio nel 1866, sentì ben presto la chiamata
di Dio che lo voleva sacerdote e missionario. Ordinato nel 1890, partiva l'anno
stesso per la Missione di Hong-Kong, nonostante la costituzione gracile e
delicata che aveva sortito da natura. Mons. Raimondi, Vicario apostolico in quel
tempo, vedendolo meno fatto per i disagi e le fatiche delle Missioni
nell'interno ed intuendo i tesori di ingegno, delicatezza e tatto che si
celavano sotto quelle fragili apparenze, lo ritenne con sé nella città di
Hong-Kong e lo applicò allo studio del portoghese onde prepararlo all'ufficio
di Parroco della Cattedrale, i cui fedeli erano in maggioranza oriundi della
Colonia portoghese di Macao.
Succeduto, dopo soli due anni di tirocinio, in quell'ufficio
al P. Romeo Peroni, mostrò quanto la scelta del Vescovo fosse indovinata. Col
suo carattere savio e mite, colla finezza del tratto, coll'assiduità scrupolosa
al confessionale e sul pergamo, colla inesausta carità verso i più bisognosi,
ben presto s'ebbe guadagnato il cuore di tutti. E che questo non sia un pio
eufemismo, lo mostrarono le feste dai fedeli organizzate in occasione del suo
XXV di sacerdozio e per la spontaneità delle dimostrazioni e per il concorso
dei fedeli e per lo splendore dei doni fattigli.
Convinto della necessità di ben conoscere il suo gregge, non
risparmiava pena e fatica per visitare metodicamente tutti i suoi parrocchiani
onde portare a tutti quella buona parola che, per essere meglio adattata ai
bisogni spirituali dei singoli, è di assai maggior efficacia di quella,
forzatamente più generale, che pur con frequenza e zelo, rivolgeva dal pergamo.
Missionario di pietà profondamente sentita, nulla tralasciò di quanto potesse
rendere più viva quella delle anime affidategli, ed a questo scopo promosse
specialmente la devozione al Cuore Eucaristico di Gesù e l'Apostolato della
Preghiera: opere che presero, per impulso suo, uno sviluppo straordinario
provocando un vero risveglio spirituale in tutti. Parallelo al suo zelo
nell'intensificare la vita interiore, fu la sollecitudine scrupolosa, costante
per il decoro della Casa di Dio, lo splendore delle sacre funzioni, la
meticolosa nettezza di quanto avesse relazione al culto.
La fanciullezza e la gioventù ebbero speciali attrattive per
quella pia e semplice anima. Ed era bello vedere con che amore spezzasse loro il
pane della divina parola, ora in Cattedrale, ora nei vari Istituti maschili e
femminili della città; con quanto impegno preparasse i fanciulli alla Prima
Comunione con Quegli che disse: Lasciate che i pargoli vengano a Me.
A questo si aggiunga l'assiduità al ministero delle
Confessioni in Cattedrale, all'Italian Convent, al St. Joseph 's
College ed altrove e si capirà come un lavoro così pesante e diuturno
minasse lentamente, ma inesorabilmente, la sua fibra delicata e specialmente
tenuto conto del clima umido, snervante ed opprimente di quella isola.
Dovette quindi recarsi successivamente alle Filippine, al
Giappone, in Italia per riacquistare la salute necessaria onde continuare il suo
lavoro. Invano gli si faceva premura perché lasciasse definitivamente la
Missione, il suo cuore non sapeva staccarsene. Chi scrive ricorda di averlo
udito esclamare: Ho promesso alla Madonna il mio calice del XXV di Sacerdozio,
se mi fa grazia di ritornare a Hong-Kong... Ed era già, in quel tempo ridotto a
non poter quasi più muoversi, a non poter più fare nemmeno il segno della
Croce! Tanto era, il suo amore per le anime da Dio affidategli! I suoi discorsi
erano sempre sulla sua Hong-Kong e sul tempo in cui vi sarebbe ritornato. La
malattia però non lasciava, purtroppo, adito a speranze.
Dal 1916, anno in cui era ritornato in Italia, sembrava che
man mano morisse sempre maggior parte
1923
P. DE MARIA
PIETRO (1866-1923)"La Morte del Rev.mo Padre PIETRO DE MARIA, delle M. E. di Milano, Pro-Vicario di Hong-Kong
(P. Gerardo Brambilla, dalle Missioni Cattoliche, 1923, p. 159)Una gravissima ed inaspettata perdita ha fatto il nostro
Istituto nella persona del Rev.mo P. Pietro De Maria, per 35 anni missionario in
Hong-Kong (Cina).
Nacque il nostro compianto Confratello il 7 Febbraio 1866 da
onesta ed agiata famiglia a Pontestura, in provincia d'Alessandria. Suo padre
Giovanni e la madre Rosa Novance fin dai più teneri anni seppero istillare nel
cuore del loro unico figlio una soda pietà, che non si smentì mai anche in
mezzo alle più svariate occupazioni della sua lunga vita di Missionario. A
dodici anni entrò nel Seminario diocesano di Casale Monferrato e vi stette per
dieci anni, sempre caro a tutti e per la sua pietà ed ingegno non comune e per
il suo carattere vivo, sì, ma schietto ed amabile. Di cuore generoso, aveva
letto con intimo dolore della sorte infelice di tanti milioni di poveri
infedeli, che non hanno la grazia di conoscere il buon Dio. Ben maturata la cosa
innanzi a Gesù in Sacramento, la primavera del 1888 entrava, già diacono, nel
nostro Seminario. Il 22 Settembre del medesimo anno veniva ordinato prete da
Monsignore L. Nicora, Vescovo di Como. Le ottime testimonianze del suo vescovo,
Monsignor Pulciano, e più ancora la sua virtuosa vita persuasero il Venerato
Monsignor Marinoni, direttore dell'Istituto, di abbreviare la solita prova e nel
novembre dello stesso anno partiva alla volta di Hong-Kong.
Come in Seminario a Casale e nell'Istituto qui a Milano,
così in Hong-Kong si rese subito caro ai suoi Superiori e confratelli. Mons.
Raimondi prima, e Mons. Piazzoli dopo, ne apprezzarono altamente lo zelo e
l'abilità specialmente in materia scolastica, tanto importante in quella
Colonia Inglese, ove sono rappresentate quasi tutte le razze e le religioni. Nel
1905 Mons. Pozzoni, attuale vicario apostolico con universale soddisfazione dei
missionari, lo nominava suo Vicario generale, e la S. Sede lo faceva Procuratore
di Propaganda Fide per le Missioni d'Estremo Oriente. Nell'atto di nomina l'Em.mo
Cardo Gotti motivava questa scelta dicendo di aver avuto certa notizia della
prudenza, pietà e tatto finissimo del P. De Maria.
Durante questi ultimi 18 anni, nei quali più da vicino
collaborò col suo Vescovo nell' amministrazione della Missione, rifulsero più
che mai le sue belle qualità e il suo zelo. Conservando sempre la calma e
padronanza di sé, lavorava indefessamente senza quasi farsene accorgere e si
rese caro alle numerose Case religiose di educazione di quella Colonia
cosmopolita. La sua competenza poi in materia scolastica era universalmente
riconosciuta, e il suo parere era richiesto anche dallo stesso Governo
protestante della Colonia: per cui fu rispettato e venerato ispettore di tutti
gli Istituti cattolici di educazione, che a lui devono molto del loro grande
sviluppo.
Era poi profondamente religioso e d'una grande purità
d'intenzione nelle sue opere. Purché si facesse del bene ai corpi e alle anime
del prossimo, egli era contento. Di non comune avvedutezza negli affari,
sosteneva nel consiglio della Missione con abilità ed anche con certa vivacità
il suo modo
+++
Riceviamo ora il Rock, mensile cattolico di Hong-Kong, del marzo scorso, dove leggiamo della partenza del Rev.mo P. De Maria dalla sua missione. Pochi giorni prima di imbarcarsi egli aveva avuta la consolazione di assistere alla posa della prima pietra di una nuova chiesa, in sostituzione alla decrepita e ormai insufficiente chiesa di S. Francesco Saverio a Wanchai (una delle località che dà il nome anche alla parrocchia). La funzione fu tenuta da S. Ecc. Mons. Pozzoni con tutta la solennità, ed il P. De Maria tenne ai fedeli il discorso d'occasione spiegando il significato e l'importanza della sacra cerimonia. Terminò il discorso dicendo "arrivederci" a tutti perché egli sarebbe ritornato il più presto possibile tra loro. Il P. De Maria, infatti, avrebbe dovuto, al suo ritorno, assumere la cura di quella parrocchia cinese. Il Signore volle diversamente! Egli s'imbarcò il 27 febbraio: per l'occasione si erano dato convegno tutti i missionari della città e diversi anche dei distretti, e tutti, col Vescovo, lo accompagnarono al bastimento dove non lo lasciarono finché questo non si mosse: il Vescovo era in lagrime. Con lui fece il viaggio anche la Rev. Suor Teresa Martinoia, Vice Superiora delle Canossiane di Hong-Kong, che ci diede queste informazioni. R. L P.
*******************
1924
Mons. POZZONI DOMENICO, Terzo Vicario apostolico di Hong Kong (1861-1924)
Gli ultimi giorni di Mons. Pozzoni, Vicario Apostolico di Hong-Kong (P. G. Spada, dalle Missioni Cattoliche, 1924, p. 138)
Aspettavamo con ansia i particolari della morte del compianto
nostro Mons. Pozzoni. Con un inesplicabile ritardo postale soltanto da qualche
settimana è giunta al Rev.mo P. Gilardi, Vicario dell' Istituto, una lettera
del Rev. P. Spada, Pro-Vicario di Hong-Kong, che riferiamo integralmente.
Insieme colla lettera egli inviava i necrologi che di Mons. Pozzoni scrissero i
principali giornali di Hong-Kong.
Non sappiamo, ora, se da Hong-Kong ci si manderà, più
tardi, oltre questo cenno necrologico, un profilo della vita missionaria di
Mons. Pozzoni; ad ogni modo, se esso tarderà o non verrà, vedremo di supplire
noi, perché è tal figura apostolica, che sarebbe imperdonabile colpa il non
additarla più lungamente alla ammirazione e all'esempio dei nostri lettori e
dei nostri giovani aspiranti.
Ecco ora quanto scrive il Rev. P. Spada in data 22 febbraio
u. s.
Rev.mo Padre Superiore,
Ieri notte le abbiamo telegrafato annunziandole la morte
subitaneamente avvenuta del nostro desideratissimo e santo Vescovo Mons. Pozzoni.
Egli, prima di Natale, nella visita pastorale che fece al
Distretto di Si-kung, che è tutto montuoso, si affaticò immensamente e là
contrasse la malattia cardiaca che in tanto breve tempo l 'ha portato alla
tomba.
Dopo Natale ebbe un piccolo attacco al cuore, ma egli non ne
fece caso, essendo dotato d' una robustissima salute, e continuò quindi a
lavorare come al solito intrepidamente. La notte dal 16 al 17 Gennaio ebbe un
attacco cardiaco così forte, che si credette fosse allora arrivata la sua
ultima ora, e ricevette con la più edificante pietà i Sacramenti.
A poco a poco si riebbe da questo terribile colpo e,
trasportato all'Ospedale delle Suore Francesi di S. Paolo di Chartres, si rimise
talmente in forze, da farci sperare una guarigione completa, considerata la sua
fibra tenace e forte. Celebrò la S. Messa per dieci giorni consecutivi; il
giorno 20 corrente ultimo della sua vita, celebrò da solo e si sentì così
migliorato e forte che si preparava per ritornare alla Cattedrale. Passò la
giornata molto allegro, ricevendo visite e leggendo. Ma verso le Il di sera,
dopo d'aver dormito circa due ore, ebbe un violentissimo attacco cardiaco; poté
ancora chiamare l'infermiera, che subito chiamò il Dottore curante, Signor E.
Vadon, ed altre infermiere, che con tutta sollecitudine gli somministrarono
tutto ciò che l'arte medica suggerisce, ma tutto invano. Monsignore non poté
resistere alla violenza del male e dopo alcuni minuti spirava dolcemente nel
Signore. Un padre missionario del Seminario di Maryknoll era pure ricoverato
all'Ospedale ed ebbe il tempo di dare a Monsignore un 'ultima assoluzione prima
che perdesse la cognizione.
Ieri mattina fu fatto il trasporto del feretro dall'Ospedale
alla Cattedrale, ove la cara Salma in mezzo a fiori e candele, fu esposta
durante la giornata di ieri alla venerazione dei fedeli. Migliaia e migliaia di
essi si succedettero ininterrottamente a contemplare per l'ultima volta le amate
sembianze del loro Padre carissimo e pregare per il riposo dell'anima sua.
Stamane poi alle 9, S. E. Rev.ma Mons. Josè da Costa Nufies, Vescovo di Macao,
pontificò nella Messa di deposizione. Il canto fu diretto dai padri Riganti e
Banchio. La Cattedrale era stipata. Il funerale di Mons. Pozioni fu un vero
trionfo. Iddio esalta gli umili! Monsignore fu essenzialmente umile ed il
Signore l'esaltò.
Durante la sua malattia tutte le autorità civili, militari,
giudiziarie, il Senato dell'Università, i Vescovi vicini, tutti, grandi e
piccoli s'interessarono sull'andamento della malattia, e in occasione del
funerale il concorso di gente, e lo spontaneo omaggio di stima e di devòzione
fu tale, che non si vide mai cosa eguale. Vi presero parte, infatti, S. E. il
Governatore della Colonia, S. E. il Generale, S. A. il lO Giudice, S. E. il
Segretario della Colonia, il Presidente dell 'Università, i membri del
Consiglio legislativo, i consoli tutti della Colonia, i Padri francesi,
spagnuoli, americani, inglesi, il Vescovo coi ministri anglicani, le
rappresentanze del
Fin qui il P. Spada. Vogliamo aggiungere ora due righe che troviamo in una lettera privata di un nostro caro confratello di Hong-Kong. Esse sono il miglior monumento alla gloria della santità di Mons. Pozzoni. Scrive dunque questo Padre:
«Quello che i giornali o le lettere ufficiali non diranno è il dolore ed il pianto dei missionari alla scomparsa di quel carissimo Padre ed Amico. D'amare Mons. Pozzoni noi lo sentivamo, ma di amarlo fino a far voto della nostri vita perché il Signore conservasse quella preziosa del nostro Vescovo, fu cosa che ingenuamente ci confessammo a vicenda dopo la sua scomparsa. La maggior parte di noi, e forse tutti, all'insaputa uno dell'altro avevamo offerta parte della nostra vita per il prolungamento di quella carissima di Mons. Pozzoni». R. L P.
Mons. Domenico Pozzoni, Vicario Apostolico di Hong-Kong (P. Gerardo Brambilla , dalle Missioni Cattolice, 1924, p. 201. 215)
L'arrivo dei giornali cattolici e protestanti di Hong-Kong
coi più minuti particolari della immatura dipartita dell'ottimo Mons. Pozzoni,
coi cenni biografici e colla descrizione dei trionfali funerali che lo hanno
accompagnato all'ultima dimora, hanno rinnovato ed aumentato nell'animo nostro
l'acerbo dolore della sua perdita col rivelarci sempre meglio la grandezza delle
virtù private e pastorali del defunto Vescovo, uomo apostolico in tutta
l'ampiezza della parola.
Ma il dolore, la commozione, la nostalgia della sua amabile
figura non mi danno pace e voglio scrivere di lui, che mai scrisse di sé, per
lenire l'intimo dolore ed illudermi di vivere ancora qualche istante coll'amico,
che certo mi sorride di lassù con quel suo sorriso abituale, ingenuo,
innocente, che tanto faceva bene al cuore di chi aveva la fortuna di parlare con
lui. Possano queste povere righe accendere, specialmente nelle anime chiamate
all' apostolato, quello spirito di sacrificio che sempre informò la sua vita.
I pii lettori del «Le Missioni Cattoliche» ricorderanno
certamente che Mons. Pozzoni era nato a Paderno d' Adda il 22 Dicembre 1861 da
pii ed onesti genitori. Fin dai primi anni sentì forte l' inclinazione al
santuario. Nei Seminari diocesani fu sempre 'caro egualmente ai Superiori che ai
1. Discepolo del S. Padre
Nel Seminario maggiore di Milano ebbe a professore anche
l'attuale Sommo Pontefice Pio XI, che non dimenticò più le belle doti dell'
antico discepolo. Quando nel 1922 il Santo Padre mandava Mons. Costantini
Delegato Apostolico in Cina, nell'udienza di congedo del 4 Agosto, Sua Santità
ricordò a Mons. Costantini che quel giorno era la festa di S. Domenico,
onomastico del suo antico e carissimo discepolo Mons. Pozzoni, Vescovo d'Hong-Kong,
e gli consegnò una bellissima artistica medaglia perché la consegnasse a Lui,
assicurandolo che lo ricordava sempre nelle Sue preghiere e che avrebbe sempre
fatto tutto il possibile per aiutarlo nel suo lavoro di Vescovo missionario.
Anzi, chi scrive sentì dalla bocca dello stesso Mons.
Costantini, a bordo del «Venezia» laggiù nel porto di Brindisi, come
Sua Santità avevagli detto che prima d'inoltrarsi più in su nella Cina a lui
nuova si fermasse alquanto tempo presso l'antico suo discepolo Mons. Pozzoni,
che, colla sua lunga esperienza e consumata prudenza, l'avrebbe aiutato non poco
a formarsi un esatto concetto delle cose di Cina. E l' ottimo Delegato,
ossequente ai desideri del Santo Padre, si fermò quanto più potè con Mons.
Pozzoni e presa a stimarlo ed amarlo come uomo prudente e santo.
2. Il giudizio di Mons. Costantini
Al sentirne la morte, Sua Eccellenza esprimeva in questi
termini i sensi del più profondo dolore: «Sento che ho perso un amico franco e
fedele mi ha aiutato cola sua consumata prudenza e lunga esperienza. Confesso che debbo molto alle sue preghiere. Sì,
era un uomo di grande attività, ma il fervore del suo zelo gli veniva dal
fervore delle sue preghiere. L'Istituto delle Missioni Estere di Milano ha perso
uno nei suoi migliori membri. Possa la memoria dei suoi esempi sopravvivere nel
cuore dei suoi missionari. lo 1 'ho ammirato e l'ammiro per la sua sincera
pietà e infaticabile zelo, sempre pronto a trovare nuovi mezzi per dilatare il
Regno di Dio. Veramente amava la Chiesa molto più della sua stessa vita».
Ma vedo che l'amore e il dolore mi hanno fatto deviare alquanto,
e ritorno al filo del mio parlare.
Il suo cuore tenero, e pio fu presto guadagnato alla causa
delle missioni. Ordinato sacerdote il primo marzo 1885, lo vedemmo partire felice e contento per
Hong-Kong il lO novembre dello stesso anno. Solo un grosso volume potrebbe
raccontarci la storia dei suoi vent'anni di duro lavoro in mezzo ai Cinesi del
continente.
Dotato di una ferrea costituzione e di non ordinario coraggio
e pertinacia di propositi, pareva non sapesse cosa voglia dire fatica, pericolo, insuccesso: unica
sua guida era un desiderio ardentissimo di salvare il più grande numero
possibile di anime. Il fare due o tre giorni di cammino per amministrare un
ammalato era per lui la cosa più naturale del mondo. Qualche volta, per tema di
non arrivare in tempo facendo la via di terra, prendeva un'accorciatoia per via
di mare, di notte e su d'una misera barchetta, che avresti detto spinta più dal
prepotente desiderio suo che dalle braccia del barcaiolo, che non finiva di
esaltare il coraggio del Shi-shen-fu. Né il suo era un coraggio
impulsivo, temerario: si esponeva ai più gravi pericoli, perché convinto che
l'amministrare un ammalato grave era più che sufficiente motivo per esporsi
anche al pericolo di perdere la vita.
3. Zelo e coraggio apostolico
In Hong- Kong tutti ricordano un caso famoso nel quale la sua
santa astuzia fu pari al suù coraggio. In un villaggio pagano giaceva
gravissimo un cristiano Quei della famiglia, pagani fanatici, per esser più
sicuri contro ogni tentativo del missionario, portarono l'ammalato in una stanza
pubblica e vi montarono la guardia, pronti a uccidere il missionario, che avesse
osato entrare. Il P. Pozzoni si nascose nelle vicinanze e, quando s' avvide che
la proverbiale inerzia cinese aveva lasciato la porta senza guardia, lesto vi
entrò, amministrò l'ammalato e se n'andò lasciando felice il morente e
furibondi i pagani, che se ne
4. Vescovo Missionario
Alla morte di Mons. Piazzoli una tema, com' è l'uso, venne
proposta alla Santità di nostro Signore Pio X per la nomina del successore. Sua
Santità domandò: «Quale dei tre fu sempre coi Cinesi?» «P. Pozzoni», gli
si rispose: «Ebbene, riprese il Papa, voglio Pozzoni Vescovo di Hong-Kong». La
sua consacrazione, fatta dall'amico Mons. Menicatti, fu un vero trionfo. I suoi
cristiani avevano, letteralmente invaso la residenza e la vasta Cattedrale per
assistere alla consacrazione del venerato loro Shi-shen-fu.
Quale era stato come missionario in terraferma per venti
anni, tale fu come Vescovo all'Isola per i suoi 18 anni d'episcopato. Lo stesso
fervore di pietà e di zelo, lo stesso amore alla povertà e semplicità di
vita, una dolcezza a tutta prova. Unico suo distintivo ossia privilegio era
quello di lavorare più di tutti. Chi scrive queste linee ebbe occasione di
vederlo al lavoro suo quotidiano e meravigliandosi della fenomenale sua
attività con un comune amico, questi mi disse queste precise parole: «Quattro
di noi non arrivano a fare quello che Monsignore fa da solo», risposta enfatica
che giustifica quello che ebbi già a scrivere e che è la pura verità: Mons.
Pozzoni era sempre primo al lavoro, ultimo al riposo.
Per 18 anni, quando non era occupato altrimenti, passava
tutta la mattinata e molte ore del pomeriggio o nel confessionale o innanzi al
Santissimo Sacramento. La divozione all'Eucaristia era la sua divozione
prediletta e chi scrive non una sola volta restò meravigliato del come potesse
durarla sì a lungo in ginocchio col viso fisso al tabernacolo. E questa sua
divozione la comunicò ai cristiani del Continente e dell'Isola, e non credo far
torto a nessuno se dico che il suo esempio ha reso molto più spirituale la vita
del suo gregge, specie in Hong-Kong.
Ogni anno visitava parte della missione, e quella che in sé
era una vera prova di resistenza, era per lui uno svago dal monotono lavoro
della grande Babilonia ch'è Hong-Kong. Le sue visite erano una grande festa per le varie cristianità, che potevano avere
per loro sole e goderselo proprio tutto il buon Padre delle anime loro. E,
purtroppo, pare che le fatiche veramente eccessive dell'ultima sua visita fatta
lo scorso novembre, abbiano accelerato la sua fine. Generalmente a piedi, passò
e ripassò quei monti con un tempo piuttosto freddo, e tutti notarono che
l'energie del Vescovo non erano più quelle d'una volta; e difatti un giorno
venne meno e cadde a terra. A giudizio dei dottori la sua morte fu dovuta a
dilatazione di cuore, causata dalla eccessiva fatica dell'ultima visita.
E per noi, in mezzo al dolore dell'immensa irreparabile
perdita, è di grande sollievo e conforto il pensiero che questa bella figura di
apostolo cadde sulla breccia dopo 39 anni d'una vita apostolica piena di meriti
e di virtù, e ci auguriamo e preghiamo che il buon Dio conceda alle nostre
missioni, alle missioni tutte, molti di questi Vescovi che veramente edificarono
la Chiesa di Dio e si fecero ammirare anche da coloro che ci sono avversari.
Abbiamo accennato alle sue lunghe visite al SS. Sacramento,
alla sua assiduità al tribunale di penitenza. I giornali di Hong-Kong e le
lettere dei confratelli ci parlano ora del penoso vuoto che tutti sentono nella
Cattedrale non vedendo l'amato Vescovo al confessionale o al suo posto in
ginocchio innanzi al SS. Sacramento.
Pare che la Cattedrale abbia perso qualche cosa, manchi di
qualche cosa; uno esce di chiesa con un senso, di malessere spirituale... il
santo Vescovo non è più là... Sì, santo vescovo. In una lettera del 7 Maggio
di P. Banchi leggiamo: «Qui la gente tiene il defunto Vescovo come un Santo, e
si raccomandano a lui per grazie, che affermano anzi già ricevute».
Ed anche un santo allegro. Egli infatti seppe congiungere, si
direbbe senza sforzo, naturalmente,
5. Giudizi della stampa protestante
Tutti i giornali protestanti di Hong-Kong, senza nessuna
eccezione, hanno fatto i più lusinghieri elogi del defunto Vescovo. Il South
China Morning Post scriveva: «Non solo pei cattolici ma per tutti noi di
Hong Kong la morte del Vescovo Pozzoni è stato un gran colpo... La sua innata
gentilezza, le incantevoli sue maniere, il suo spirito di sacrificio per gli
altri gli avevano guadagnato in ogni campo qualche cosa di più del semplice
rispetto, e la sua morte ha causata qualche cosa che non è il solito cordoglio
ma un acuto e sentito dolore del cuore. Tutti ne sentono profondamente la
perdita: Hong Kong e il mondo hanno perso un uomo buono. Migliaia e migliaia
hanno perso per sempre un Padre amatissimo».
L'Hong-Kong Telegraph scrive: «Sotto nessun altro
Vescovo le associazioni ed istituzioni cattoliche furono tanto promosse come
sotto del Vescovo Pozzoni. Egli era patrono di tutte queste associazioni,
scuole, ecc. ed era puntualissimo nell'assistere a tutte le relative funzioni,
sedute, ecc. Sua Eccellenza, senza pretendere di essere uno specialista in fatto
di educazione scolastica, era molto attivo anche in questo campo: le scuole
cattoliche della colonia negli ultimi vent'anni ebbero un grande sviluppo
specialmente per opera del suo braccio destro ed amico, il compianto Padre De
Maria. Il
6. Gli onori dell'Italia
Ma quello che ha fatto tanto bene al mio cuore d'Italiano, è
la parte che la patria lontana ha preso, in queste solenni onoranze funebri a un
suo degnissimo figlio. Per una fortunata coincidenza il nostro incrociatore Calabria
si trovava ancorato nella bella rada di Hong-Kong. L'ottimo Comandante
Carrara dispose per gli estremi onori militari al defunto, che oltre esser
Vescovo, era anche Commendatore della Corona d'Italia. Nella Cattedrale ai
quattro angoli del catafalco stavano irrigiditi quattro marinai colle armi
rovesciate, quasi a rappresentare la patria addolorata per la perdita di sì
degno figlio. Giù per la navata centrale in doppia fila eranvi quaranta marinai
armati al comando dei loro ufficiali. Al corteo funebre un distaccamento armato
di marinai prestava servizio d'onore, e per tutto il lungo tragitto dalla
Cattedrale al cimitero, il carro funebre fu tirato a braccia dai nostri bravi
marinai, mentre altri marinai portavano una bellissima enorme corona di fiori
seguita da un gruppo d'ufficiali.
Il Vicario del defunto Vescovo, Padre Spada, si fece un
dovere di ringraziare il Comandante Carrara, i suoi ufficiali e uomini per la
loro spontanea e gentile partecipazione alle onoranze funebri del compianto
Vescovo, e ne riceveva questa risposta che qui vogliamo riprodurre ad onore
della nostra marina e sicuri di fare cosa grata ai nostri lettori.
«Reverendissimo Padre, RingraziandoLa della Sua cara lettera
del 26 febbraio mi faccio un onore di riassicurarLa in nome mio e dei miei
ufficiali e uomini della Regia Nave Calabria che noi siamo convinti di non aver
fatto che il nostro dovere come Italiani verso un nobile Missionario nostro
compatriota e come cristiani verso il compianto Vescovo.
Nell'impossibilità di fare, come avremmo desiderato, una
bara col legno delle nostre montagne italiane, noi ci siamo fatto un onore di
circondare delle nostre persane il Venerato Defunto; e alle lagrime dei poveri
da lui beneficati, che davanti a Dio erano certamente una solenne e commovente
preghiera, noi abbiamo voluto aggiungere quegli onori che, in questo lontano
paese, potessero far conoscere l' indissolubile vincolo che nei nostri cuori
unisce la Religione e la Patria»....
Un'ultima parola.
Quando Padre Pozzoni fu fatto Vescovo, ci racconta P. Valtorta,
che ne tessé l'elogio nella Cattedrale, ad un amico che si congratulava con
lui, rispose con la più sincera umiltà queste parole «lo sono spaventato:
pregate per me, ché non abbia a riuscir male».
I Santi son tutti così, diffidano sinceramente di se stessi, e
il Signore li aiuta a fare grandi cose. E noi finiremo queste nostre parole
pregando l'anima santa del defunto Vescovo che colla sua intercessione ottenga
alla sua Missione un Vescovo che ne imiti le virtù e lo zelo per la conversione
delle anime.
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